Lo studio globale "Trasformazione 2025" di NTT DATA Business Solutions e Natuvion si basa sulle testimonianze di 909 CEO, CIO e responsabili IT che hanno avviato progetti di trasformazione digitale, siano essi in corso o completati. Se l'IA risulta ormai la componente chiave di questi progetti, una strategia attentamente pianificata, competenze adeguate e un coordinamento tra i diversi dipartimenti sono essenziali per la loro implementazione.
I progetti di trasformazione digitale non sono più solo affare del reparto IT. In Francia, sono principalmente promossi dalla direzione generale (37%) e dal consiglio di amministrazione (36%), relegando l'IT al terzo posto (33%). Il digitale non è più solo una questione tecnologica, ma si inserisce ormai nel cuore delle decisioni strategiche.
L'aumento dell'intelligenza artificiale tra le priorità (citata dal 57% dei dirigenti contro il 25% nel 2024) accentua questa tensione. Questo aumento riflette una volontà di fare dell'IA una leva di trasformazione globale, andando ben oltre l'ottimizzazione dei costi, per ripensare in profondità l'offerta, l'innovazione e l'esperienza del cliente. Quasi il 90% delle aziende si sta preparando attivamente, sia dal punto di vista tecnologico che organizzativo.
Tempi prolungati, budget sottostimati
I progetti di trasformazione digitale faticano a rispettare i vincoli di budget e di tempo. Oltre l'82% delle aziende intervistate ha dichiarato di aver superato il budget iniziale. In termini di calendario, le discrepanze sono altrettanto marcate: il 45% dei progetti ha subito un ritardo di almeno il 20%, e quasi un quarto ha superato le previsioni di oltre il 30%. La Francia si posiziona in testa a questi superamenti superiori al 30%, davanti all'Europa dell'Est e agli Stati Uniti.
Queste cifre non traducono il fallimento dei progetti avviati, anzi: quasi il 90% degli intervistati ritiene che i ritardi nella messa in produzione si siano rivelati benefici, offrendo il tempo necessario per consolidare i processi.
Oltre alla carenza di competenze e all'inflazione, il costo della trasformazione aumenta, in parte a causa dell'ampliamento dei perimetri di progetto e di una pressione tecnologica crescente. Gli importi investiti riflettono questa realtà: il 52,5% delle aziende ha investito tra 2 e 20 milioni di euro, e quasi un quinto ha superato la soglia dei 20 milioni. Tra le grandi aziende (fatturato > 1 miliardo di euro), il budget assegnato può superare i 50 milioni di euro.
L'umano, fattore di successo imprescindibile
Un insegnamento essenziale dello studio riguarda la ridefinizione dei criteri di successo. Se l'IA è la tecnologia più utilizzata, i fattori determinanti sono innanzitutto umani: la continuità dei team è identificata come il principale fattore di successo (33%), davanti persino alle competenze o alle scelte tecnologiche. La comunicazione interdipartimentale, spesso relegata in secondo piano, è citata come un punto di miglioramento dal 35,2% delle aziende che si rammaricano di non aver curato a sufficienza i loro flussi di comunicazione.
Questa constatazione ricorda che i progetti IA non possono prescindere da dinamiche collettive: la qualità dei dati dipende dalla maturità dei processi, l'efficacia degli algoritmi dalla chiarezza dei casi d'uso, e l'adesione dei collaboratori dalla pedagogia del cambiamento.
Hans Kourimsky, DG di NTT DATA Business Solutions France, riassume così questo triplice imperativo:
"L'IA è il motore, i dati sono il carburante, ma i piloti restano gli umani".
concludendo :
"Una direzione orientata al futuro significa oggi, più che mai, pensare all'uomo e farlo avanzare nel cambiamento, aiutato dalla tecnologia, ma sulla base di una visione chiara e di obiettivi definiti".
Studio completo qui.